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Oliviero Toscani: «Non puoi essere creativo ed essere sicuro. L’insicurezza è una fortuna»

A Specchio: «Quando sento genitori che si lamentano di TikTok, dico: perché non si chiedono come mai, agli occhi dei figli, è più interessante TikTok di loro?».

Oliviero Toscani: «Non puoi essere creativo ed essere sicuro. L’insicurezza è una fortuna»

Specchio intervista il fotografo Oliviero Toscani. Si definisce «uno onesto», oltre che «un ottantenne fortunato». Accetta l’avanzare dell’età, «appartiene alla vita. Quelli che vorrebbero essere giovani per sempre sono ridicoli». Crede nel potere della cultura.

«Non si può migliorare con il trucco. Si migliora con la cultura. Ci sono ciccione infinitamente più belle di certe che faticano a esser magre. Io con una che fa ore di palestra per essere magra non so di cosa potrei parlare. Cosa mi racconta, che dieta fa? Che mi importa di una ossessionata dall’aspetto?».

La bellezza che cerca è quella «fatta di personalità», quella delle «donne che incutono rispetto da dieci metri di distanza». Quando gli chiedono di fare un esempio ne cita due: Monica Vitti e Simone De Beauvoir.

Dice che ama il rischio e che la creatività nasce dall’insicurezza.

«M’interessa rischiare. Il rischio è una grande opportunità. Non puoi essere creativo ed essere sicuro. L’insicurezza è una fortuna».

Parla dei social: hanno un futuro?

«Il problema è che non hanno un passato. E tutto questo è un pre-asilo. Quando sento genitori che si lamentano di TikTok, dico: perché non si chiedono come mai, agli occhi dei figli, è più interessante TikTok di loro? Dobbiamo educare i mezzi di comunicazione, non demonizzarli».

Educare a usarli?

«No, educare per farli crescere, come è stato fatto con la tv e la radio, dove per anni sono state impiegate le nostre intelligenze migliori, e infatti tante cose le conosciamo perché le abbiamo viste e ascoltate lì. Certo, adesso la qualità è enormemente calata».

Dice che gli italiani lo amano tanto ma spesso lo usano come capro espiatorio.

«Guardi il casino per il Ponte Morandi».

Lei disse: «A chi interessa che caschi un ponte?».

«Ora le dico bene la storia. Io non avevo niente a che fare con Autostrade, ero tornato in Benetton da poco, mi aveva richiamato Luciano, e l’unica volta che gli ho chiesto come andasse con Autostrade, mi aveva detto che non gestiva personalmente quella parte, e che aveva sentito che avevano proposto al gruppo di seguire anche la Salerno Reggio Calabria, ma il gruppo aveva rifiutato perché erano stati informati del fatto che c’erano ponti costruiti con cemento tremendamente scadente. E mi aveva impressionato che ci fossero ponti fatti con cemento scadente. Quando dissi quella frase mi riferivo a questo. Ma mi vennero tutti addosso, io sono sempre il capro espiatorio perfetto».

 

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